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CENNI STORICI DI MELEDO

MELEDO dal latino MELETUM : piantagioni di meli (in collina a Meledo Alto)

Non si sa con precisione quando sui colli di Meledo, lungo il corso delle sue rogge o lungo il fiumicello Brendola, apparvero i primi insediamenti umani. I reperti archeologici, ritrovati lungo il citato fiumicello e sui colli sovrastanti, ci riportano all'età della pietra, alla preistoria.

Le prime abitazioni di Meledo, comunque, come quasi tutte quelle costruite in epoche remote, sorsero in collina, e precisamente a Meledo Alto, perchè la pianura era spesso allagata dalle acque, non ancora arginate,del fiumicello Brendola e del torrente Guà, che non scorrevano negli attuali alvei profondi, ma dilagavano per le campagne, formando zone paludose ed incoltivabili . Il Guà, (si chiama Agno nella parte a monte e proviene dalla omonima vallata passando per Valdagno) raccoglieva tutte le acque di fiumicelli, rogge e rigagnoli di montagna facendole, in tempi lontani, riversare a ridosso dei colli Berici depositandone i detriti e creando così una vasta zona paludosa; in una cava in località Meledo sono stati trovati fossili (conchiglie e pesci) che potrebbero essere esistiti durante il periodo compreso tra l’Eocene medio e l’Oligocene (approssimativamente da 50 a 30 milioni di anni fa ). Fossili e pesci di questo periodo si possono ammirare nel museo archeologico di Bolca  (Vr) e in particolare nella località Pesciaia.

Segni certi e resti di uomini stabilitisi nella nostra zona risalgono al periodo romano, alla centuriazione, ossia a quando la strada Postumia (148 a.C.), che univa Genova con Aquileia, ebbe bisogno di essere difesa dai legionari in pensione, ricompensati con premi di terre.......

Due castelli poi testimoniarono la storia del nostro paese intorno al 1000, quando le invasioni ricorrenti degli Ungheri obbligarono gli abitanti del luogo a difendersi. In quel periodo sorse anche la prima chiesa, costruita a Meledo Alto. I documenti più antichi, che riportano per la prima volta il nome di Meledo, si riferiscono a questi due castelli.Uno sorgeva a Meledo Alto (che fu poi nel 1245 roccaforte dei Pandecampi, nobili signori che proteggevano gli Ezzelini; divenne in seguito proprietà dei conti Arnaldi nel XVI secolo insieme ad una gran quantità di terreni); oggi questo complesso di case è visibile a nord da una facciata di chiesa (abitata) e dalla casa padronale incompiuta da una barchessa gotica a est ; il fabbricato è opera dell’arch. Enea Arnaldi che fu disegnatore e costruttore per conto della famiglia di tutti gli edifici di proprietà Un altro castello si trovava nella campagna, sopra ad una collina, non lontano dalla strada che portava a Montebello ( si crede in zona Via Casa Velo) dove, dalla via che porta il nome dei Conti Velo a ridosso di una piccola altura, esiste un antico complesso di case (già proprietà dei Sigg.Arnaldi) risalenti al XV secolo. Restaurate nel 1688 dai suddetti conti ampliandone la superficie abitabile e affiancate da una piccola chiesetta intitolata a Maria Assunta, all'interno della quale si trova, sopra l’altare, una piccola lapide che ne ricordala restaurazione; sempre a proposito di questa zona la chiesetta eretta nel 1628 fu trasformata in oratorio intitolandola a San Cristoforo (raffigurato come colui che fece attraversare il fiume ad un piccolo fanciullo portandolo in spalla )

Il documento più antico ove viene riferito il nome di Meledo è del 1186, nel quale il Papa Urbano III concedeva aì Canonici della Cattedrale di Vicenza dei beni anche in Meledo. Il nome di Meledo appare poi citato nelle cronache di storia cìvile anche in occasione di altre famose lotte: quelle dei Padovani (riferite dal Fenetto) nel 1313, durante la quale Meledo fu bruciata e la guerra di Cambrai (ricordata dal Barbarano) che durò più di una decina d'anni; nel 1510 Francesi, Spagnoli e Tedeschi "furono a Meledo, Brendola, Altavilla, rubando e saccheggiando,…..con grandissimo danno”.

 

Durante poi il serenissimo dominio della Repubblica di Venezia (1404-1797), Meledo fu sempre comune dipendente dal Vicariato di Brendola. .

Il periodo più bello è relativo all’insediamento nel territorio della famiglia Trissino. Tale famiglia, di origine germanica, si stabilisce nel nostro territorio tra il 936 e il 973. Fu durante quel periodo (1550 circa) che certo Nicolò Trissino , Vicario Imperiale della città di Vicenza, possessore dei diritti feudali e giurisdizionali della valle dell’Agno ( terre di Trissino, Quargnenta, Cornedo, Arzignano e Valdagno) con diploma dell’Imperatore Federico II del 4 aprile 1236, per possedere una dimora degna di gareggiare sia per dimensioni che per lusso a quelle del tempo ( pensiamo a quella di Strà, di Piazzola sul Brenta, di Passarono ….) pensò di affidarne la progettazione e la costruzione all’Architetto Andrea Palladio.

La villa però, ideata e progettata nel 1553 e che se costruita sarebbe stato stato il più imponente complesso di tutto il vicentino, non fu mai terminata: di essa infatti restano solo il muro di cinta, la torre colombara e una barchessa con le finestre bugnate che si affacciano sul fiumicello Brendola. Il complesso probabilmente non fu costruito per la sua eccessiva grandezza: basti pensare che dove è stata eretta la attuale chiesa parrocchiale sarebbe stata costruita la villa e da lì sarebbero partiti due diversi piani digradanti verso sud, con lo sviluppo iniziale di due grandi porticati ad esedra e, più in basso ancora, i rustici (esistenti).Poi una grande scalinata avrebbe portato dal giardino compreso tra le due ali dei rustici ad un vasto ripiano su cui doveva sorgere il pronao della villa.

Anche nelle guerre della fine del secolo XVIII e all'inizio XIX, tra Francesi e Tedeschi, Meledo ebbe molto a soffrire.

Il paese di Meledo (località bassa) era una sempre stato una località paludosa(Via Palù oggi via dell’Agricoltura) per il continuo passare delle acque piovane che portavano e depositavano continui detriti rendendo il terreno fertile e insicuro per la semina di certi prodotti tanto da pensare che in alcuni luoghi (loc.Risara) sia stato coltivato il riso. Ai piedi della collina situata in località Ca Velo, lungo le rive delle roggia, erano costruiti dei mulini spostati poi più a sud (uno ancora esistente ma chiuso e di proprietà dei Sigg.Meneghini).

Tra il 1587 e il 1589 furono eseguiti i lavori di deviazione e contenimento delle acque costruendo degli argini in modo che il fiumicello Brendola, tutte le acque provenienti da questa zona e i rigagnoli locali fossero incanalate e trasportate verso il basso vicentino dando così l’opportunità di avere acque per l’irrigazione di campi anche alle zone di Noventa .

Vien voglia di dire che, sotto questo profilo, gli antichi che vollero scendere in pianura per maggior comodità, abbandonando le alture sulle quali i loro vecchi si erano insediati per essere più sicuri non fecero una buona scelta: la comodità fu pagata cara; ma i due Meledo, l'alto e il basso, dal lato storico indicano la fine e l’inizio di due epoche diverse e tanto lontane.

Dopo lo spostamento di persone da Meledo Alto a Meledo Basso i campi cominciarono ad essere coltivati, i nobili Trissino, Arnaldi, Velo a Meledo, Serego a Sarego, Da Porto e Quinto a Monticello di Fara proprietari di terreni incominciarono ad invitare nuova manodopera che si stabiliva con la loro famiglie; siamo del XVI secolo quando Filippo Pigafetta, descrivendo il territorio di Vicenza parla della quinta contrada e cioè di Lonigo e dei suoi dintorni dove si coltivavano grossi asparagi, si produceva del bianchissimo pane e del buon vino celebrato anche dal Sabellico.Il Maccà nel XIX secolo afferma che a Sarego su una estensione di 40 campi si coltivava il riso e vi erano molti morari (gelsi) per l’allevamento del baco da seta (fino alla fine degli anni 50).Altre coltivazioni erano: il mais, il grano, la vite e l’erba medica.Da ricordare che le produzioni di mais e frumento erano molto scarse (nel 1904 su 650 ettari di frumento si erano prodotti 6300 q.li; mentre su 400 ettari di mais se ne erano prodotti 5100 q.li)

Nel 1803 il paese di Meledo constava di 628 abitanti.

Nel secolo scorso una dopo l’altra le nobili famiglie cominciarono a vendere le loro proprietà e a scomparire dal territorio a cui erano state legate per centinaia di anni. Ma la popolazione di Meledo continuava a svolgere l’attività agricola e i nuovi padroni terrieri ricchi di manodopera pagata con i prodotti che la terra offriva divenivano sempre più ricchi creando così un grosso solco tra il proprietario e il fittavolo che a sua volta comandava manodopera Fu all’inizi degli anni 60 che le cose cambiarono nella misura che costrinse i grossi proprietari di terreni (Enti Ecclesiastici, enti pubblici proprietari di donazioni) a venderli. Furono così acquistati dai fittavoli mediante contributi statali o prestiti bancari ad un tasso prettamente di cortesia; inoltre nello stesso periodo il territorio del paese, considerato come zona depressa, incominciava ad avere anche uno sviluppo industriale. Ecco che nel paese solamente agricolo si insediavano le prime industrie. Ttra queste :una piccola conceria e una cromatura furono le ditte che iniziarono la loro attività a Meledo; poi la ditta Pozzani, oggi Santex. Oggi si possono contare una cinquantina di industrie tra piccole , medie e artigianali offrendo un molteplice e variegato ventaglio di opportunità di lavoro non solo per gli abitanti del paese ma anche per quelli delle zone limitrofe.I principali settori di produzione sono quello tessile, meccanico, conciario, plastico, ceramico, arredamento; il tutto con un valido supporto commerciale.

Piccole curiosità:

L’energia elettrica arriva a Meledo nel 1924, la prima stanza adibita ad aula di scuole elementari fu costruita nel 1875, mentre una nuova aula fu inaugurata nel 1922; nel 1948 fu inaugurato l’allacciamento telefonico, nel 1952 fu costruito il nuovo Asilo presso la casa di riposo G.Bisognin, nel 1961 iniziarono i corsi televisivi per studenti di scuola media, nel 1971 furono costruite le attuali scuole elementari, nel 1967 fu costruito il nuovo ponte che collega Meledo a Monticello di Fara, nel 1978 su interessamento della CEVIC iniziarono i lavori per la costruzione dell’attuale rete di metano, nel 1981 terminarono i lavori di costruzione delle attuali scuole medie ( oggi sede dell' Istituto Comprensivo di Sarego), nel 2000 fu inaugurato il Centro Parrocchiale San Maurizio.

 

Una particolare menzione, soprattutto per il servizio che svolge, merita l’Istituto ex casa di riposo G.Bisognin che mediante il lascito di case e terreni da parte del fondatore Giovanni Bisognin ha permesso tramite i presidenti susseguitisi negli anni 60 di dare l’opportunità di una adeguata abitazione a tutti gli abitanti che facevano richiesta di un lotto di terreno. La suddetta Casa di riposo ha svolto e svolge un servizio di alto livello qualitativo nell’assistenza di anziani; in questo periodo si stanno ultimando i lavori per la costruzione di una ulteriore ala che servirà a quelle persone che, sole e bisognose di aiuto, necessitano di trascorrere felicemente gli ultimi giorni di vita terrena. Il complesso attualmente ospita 104 persone anziane servite da personale preparato e qualificato. L’Amministrazione, sempre attenta alle aspettative dei suoi ospiti, sta inoltre studiando un percorso che permetterà all’ invalido di poter percorrere con la sua carrozzella tutto il perimetro della casa di riposo, i giardini, la chiesetta, la piccola Grotta di Lourdes.

 

Da quei tempi lontani arrivando ai giorni nostri è tutto un continuo mutamento , una continua crescita per essere un paese inserito nel contesto del tempo che vive.

La storia è più grande dell’uomo, il cui arco di vita è piccolo rispetto a quello del tempo che passa; l'uomo però è spinto sempre dal desiderio di migliorare ed è così che il progresso và avanti.

 

 

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